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Lettera a Ottavio

Caro Ottavio,
ti ricordo ogni volta che vedo bimbi in un campo di calcio, ed è un’immagine che non si cancella. Se poi questi bimbi vestono di verde, quel verde che al San Luigi tutti abbiamo nel cuore, è proprio il mio cuore a stringersi, e la tua immagine si fa figura concreta, vera, fisica, come fosse lì, in campo a fianco a loro e a me.
Tu a San Luigi ci sei sempre stato, sono gli altri ad essere ed essere stati di passaggio; quante persone, quanti genitori, quanti tecnici, quanti dirigenti, quanti bimbi hai visto negli anni!
Quanti piccini ti hanno inorgoglito quando sono diventati persone di successo da grandi, nella vita e non per forza su palcoscenici di Serie A. Quanto tristi sono diventati i tuoi occhi quando ricordavi bimbi che invece hanno avuto un percorso di vita difficile. Li avevi accompagnati -gli uni e gli altri- a dare i primi calci al pallone e li avevi abbracciati tutti, quando ti assalivano in quattro o cinque insieme come si fa correndo incontro al loro nonno, quello del lunedì, mercoledì e sabato pomeriggio.
Quante festicciole hai curato, quanti fogli colorati e belle foto hanno ornato gli impianti sportivi a ricordare questo o quello, ciò che ci tenevi fosse divulgato per fare momento di aggregazione, di socialità, di festa, di bellezza e di partecipazione per tutti: sì, per tutti, famiglie intere e società al completo.
Oggi la scienza argomenta e studia uno straordinario facilitatore di apprendimenti e di educazione profonda per i bambini e le bambine: l’ambiente sereno e gioioso. Ebbene, tu l’immagine di quell’ambiente l’avevi dentro, spontanea, radicata, dirompente; senza bisogno di averla studiata la portavi ogni giorno in campo e fuori. Poi, in un contesto del genere fare qualcosa di calcio era facile per noi tecnici, la strada era spianata!
Quando Marco, quello che tu chiamavi amorevolmente dottore, professore o … immeritevoli cose simili, ogni anno provava a porre le basi stagionali per la Scuola Calcio del San Luigi, mai ha potuto prescindere da te e da ciò che eri e che portavi alla nostra comune causa sociale e tecnica. Sempre, anche quando eri in difficoltà a camminare o dovevi andare a prendere la pastiglia. Tu c’eri sempre, e ci ho sempre fatto conto come elemento essenziale. Per me è sempre stata una certezza, una delle poche.
Non ti perdevi mai una riunione tecnica, ma dicevi sempre che tu di calcio non capisci niente e che tu ti trovi bene e fare dell’altro. Anche qui eri perfettamente scientifico, perché “fare calcio” con i bimbi di quelle età significa esattamente fare quello che facevi tu, non una virgola in meno.
Quante belle chiacchierate ricordo! E ricordo pure che avevi un costante senso di fretta nel dirmi le cose essenziali, quelle che proprio dovevano esser dette per far funzionare la macchina del Sanlu: “Con le mille robe che te ga per la testa …” - mi dicevi spesso. Non volevi quasi farmi perdere tempo, quasi per non disturbare, come se ci fosse sempre qualche cosa di più importante di quello che dicevi tu; di più importante di te, in fondo!
I nuovi tecnici, quelli rampanti, quelli figli del web e dei corsi ultra-specialistici, dovrebbero conoscere te, quando si approcciano ai bimbi più piccoli su un campo di pallone, oggi più che mai: dovrebbero conoscere nonno Ottavio, che fa da contrappeso alla presunta modernità tutta nozioni e tecnologia. Di un nonno Ottavio sui campi di calcio c’è gran bisogno, e sempre ce ne sarà.
Ottavio, Tu al San Luigi ci sei sempre stato … e ci sei ancora. Però ci manchi, tanto tanto.

Marco Stoini
Direttore tecnico della FIGC
Consigliere San Luigi Calcio