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Professione MISTER ... e non solo: FALLETI

Dodicesima puntata della serie "Professione MISTER ... e non solo". 

 

Per la dodicesima puntata abbiamo scelto un personaggio che nell'arco della sua carriera ha talvolta indossato la maglietta numero 12 e moltissime volte quella numero 1. Si tratta di Massimiliano Falleti allenatore dei portieri con tanto di patentino UEFA, ma soprattutto colui che ha vissuto e vive tutt'oggi una "vita tra i pali". Vederlo lavorare con portierini in erba o con portieri già affermati è uno spettacolo, per la passione che ci mette nel trasmettere ai suoi allievi tutti i segreti per diventare autentici numero 1.

L'approccio al mondo del calcio di Massimiliano Falleti avviene all'età di dodici anni nei campetti della caserma vicino a cui abita a Verona. Nel 1982 si trasferisce a Trieste e comincia a tirare i primi calci al pallone nel San Sergio, sistemandosi subito fra i pali poichè preferisce il ruolo di portiere. A "Borgo" rimane per tre anni, dal 1983 al 1986, gioca i campionati Giovanissimi, Allievi, Juniores e fa anche l'esordio in Prima Squadra da quindicenne, nella formazione che poi vince il campionato di Prima Categoria. Nei cinque anni seguenti, che vanno dal 1987 al 1992, milita nell'Opicina e difende prima la porta degli Juniores e poi quella della Prima Squadra; anche in gialloblu è un "vincente" in quanto ottiene ben due promozioni dalla Terza alla Prima Categoria. Nel 1995 il tesseremento con la Muggesana, società che dopo la fusione prende il nome di Muggia, dove rimane fino al 1998  aggiudicandosi il campionato di Promozione. Quindi il trasferimento allo Zarja/Gaja 97 per disputare il campionato di Promozione, che vince nel 1999 per il balzo in Eccellenza. Gioca a Basovizza fino al 2002, poichè la stagione successiva si sposta di qualche chilometro sul Carso passando al Primorje. E' un incidente stradale, a trentadue anni, a costringerlo a smettere di giocare ad un certo livello. La sua passione per il calcio e la voglia di difendere i pali non lo abbandonano e quindi decide di riprendere a giocare nei campionati amatoriali di calcio a sette per altri cinque anni, appendendo definitivamente i guanti al chiodo all’età di trentasette anni.

Che debba rimanere nel mondo del calcio è scontato e così decide di fare il dirigente al San Luigi su richiesta di Ottavio Dandri, colui che dalle storie precedenti abbiamo capito essere il "primo datore di lavoro" per molti dei Mister biancoverdi. A Max, come viene soprannominato quasi da tutti, il ruolo di dirigente sta però stretto e così inizia a fare l'istruttore, prima dei Piccoli Amici e successivamente dei Primi Calci, per un periodo di tre anni. Nel biennio seguente allena i Pulcini, per poi riprendersi cura dei Piccoli Amici. Si occupa sia dei giocatori di movimento che dei portieri, esperienze che lo portano a conseguire nel 2010 il patentino di Istruttore CONI FIGC e nel 2016 quello di Allenatore UEFA B e di Allenatore Portieri Dilettanti e Settore Giovanile FIGC. Queste due ultime qualifiche gli consentono di diventare a tutti gli effetti un Allenatore dei portieri ... "che è ben di più di preparatore dei portieri" ... come ci tiene a precisare Max. Diverse le partecipazioni agli stage riservati agli estremi difensori organizzati dalle società professionistiche. Nell’estate del 2013 è istruttore al camp in Croazia per la Juventus, che lo ingaggia anche nel biennio 2016/17 come Tecnico ed in quello 2018/19 quale Allenatore dei portieri. Nelle annate 2014 e 2015 invece è arruolato da Cittadella e Verona per i camp estivi ovviamente riservati ai portieri. Tra le sue attività sinergiche al ruolo di Allenatore dei portieri anche la collaborazione, assieme a Yuri Salvò, alla scrittura del libro "Il portiere pensante: giochi e sfide tecniche per i giovani numeri uno".

Nel  suo  album tanti i momenti salienti e da ricordare, ma Max vuol porre l'attenzione su alcuni colleghi ... "I miei esempi erano Craglietto e Caponigro. Caponigro l'ho vissuto in prima persona. Essere estato suo secondo per una stagione e l'aver potuto giocare cinque partite, dando così il mio contributo alla vittoria finale, rimane un vanto per tutto il proseguo della mia carriera. Per me rimane un esempio in tutto e per tutto, da seguire negli allenamenti, per i consigli, per la costanza nel mettersi in gioco. Si dice sempre che c’è un allenatore che ti resta; io dico che c’è anche un compagno di squadra, tanto più collega di ruolo, che ti resta".

Valter Gridel